IL
GRANDE INQUISITORE
Da I fratelli
Karamazov di Dostoevskij
con Cosimo Cinieri
drammaturgia e regia di Irma Immacolata Palazzo
Live : Teatro Vascello
24 ottobre 2016
Roma
Video: Passione di Cristo/Cinieri Pasqua 1977 Puglia
Quello che più mi ha colpito in questo
ultimo, potente spettacolo di Irma Palazzo e Cosimo Cinieri - che da diversi
decenni costituiscono, e direi incarnano, una coppia tra le più significative
del teatro italiano; e in particolare di quell'avanguardia, o sperimentazione,
che ha in qualche modo rivoluzionato, a partire dagli anni '60, gli assetti e
la grammatica del teatro – è il video, proiettato a più riprese durante lo
spettacolo, di cui è protagonista Cosimo giovane, ho stimato attorno ai 40 anni
( o forse 33?), nella parte che più realistica non si potrebbe di Cristo, il
viso tumefatto e grondante sangue copioso da una corona di spine, che porta la
sua croce 'verso il Golgota' in una processione del Venerdì santo in un paese
della sua Puglia...Mi ha colpito per due ragioni.
La prima perché crea, nell'odierna
messa in scena, tutta giocata sull'idea del doppio, una coerente riproposizione
del Cosimo di oggi opposta come un doppio rovesciato al Cosimo Cinieri di
allora. Ora Cosimo è diventato non più il fustigato ma il fustigatore di Cristo
- quel grande inquisitore terribile nell'accusare un Cristo che si è
reincarnato di nuovo dopo quattordici secoli e al quale ora l'inquisitore
sprezzantemente comunica che sarà mandato al rogo per aver osato, reincarnandosi,
disturbare il suo patto ormai secolare, da otto secoli, col Diavolo, l'unico
che potrebbe dare la felicità agli uomini che non sanno che farsene del suo
verbo troppo liberale. Domani tu stesso vedrai, ammonisce l'inquisitore, questo
docile gregge che a un mio cenno attizzerà i carboni ardenti del tuo rogo, nel
quale ti lascerò bruciare perché sei venuto a disturbarci!
E questo, il rovesciamento del ruolo di
Cosimo, che sembra guardarsi da due punti lontani e opposti della sua vita,
risulta essere, in definitiva,
l'asse portante e cruciale dello spettacolo, in quanto drammaturgia e
scrittura scenica, evento: narrazione, recitazione, musiche,
coreografia, canto, video, luci: un concertato ricco e generoso, debordante,
come è nello stile di Irma Palazzo
regista. La quale, è giusto ricordarlo non solo come memoria storica, ma
anche e soprattutto come ausilio alla piena comprensione della sua poetica o se
si vuole della sua prassi scenica, è stata per diversi anni stretta
collaboratrice di Carmelo Bene prima di diventare musa, sodale, compagna di
vita e d'arte di Cosimo.
E così veniamo alla seconda ragione.
Cosimo. Cosimo e la sua storia. Cosimo in quanto attore e pioniere di quel gran
teatro che a partire dagli anni sessanta lo vide protagonista di alcuni dei
momenti più alti ed emozionanti del teatro italiano del secondo novecento
insieme a Carlo Quartucci, Claudio Remondi, Rino Sudano, Leo de Berardinis,
Carmelo Bene: dai quali la generazione successiva – io che ne scrivo, Giancarlo
Nanni, Memè Perlini, Giuliano Vasilicò e tanti altri - ha appreso i ferri del
mestiere. Quel video ci dice che l'attore straordinario che qui recita con
punte di orgoglio, di forza, di consapevolezza e pure di straziante fatica il
lungo monologo del grande inquisitore è l'incarnazione vivente, il monumento
che ricorda e rimanda ad altri monumenti, a figure che solo l'ignavia, la
prostituzione intellettuale imperante e un concentrato degno dei tempi moderni
di pura idiozia può fingere di ignorare, mis-conoscere, come diceva
Carmelo. Vedendolo in video, Cosimo, e vedendolo in carne e ossa, come non
pensare al Carmelo di Nostra Signora dei
Turchi, di Salomé e alla sua
religiosità barocca, visionaria, nessuno potrà mai dire forse neppure lui
quanto realmente blasfema? Come non pensare a Leo e Perla a Marigliano che
portarono se stessi e il loro teatro a farsi trascinatori, sciamani, per ore,
in un'allucinata processione pubblica con tutto il popolo appresso? Avremmo
potuto portarlo dove avremmo voluto!, era il commento di Leo, tra stupore per
la potenzialità dell'energia attoriale e... terrore. Come non pensare alle
peregrinazioni da zattera di babele di Carlo Quartucci? E mi fermo qui. Chi ha
sentimento, e magari occhi e orecchie e memoria per capire, avrà capito.
Mi tocca aggiungere, in chiusura,
dell'efficacia, all'interno dello spettacolo, dei contributi coreografici di
Paola Maffioletti e dei suoi danzatori, degli attori Nicola Vicidomini e
Roberta Laguardia, del soprano Bibiana Carusi e dei giovani della scuola
Fondamenta di Giancarlo Sammartano. Montaggio video: Esperimento Cinema. Pittore: Giancarlino Benedetti Corcos.
Roma, novembre 2016
Pippo Di Marca