venerdì 7 ottobre 2016




IL     GRANDE   INQUISITORE
Da I fratelli Karamazov di Dostoevskij
con  Cosimo Cinieri
drammaturgia e regia  di Irma Immacolata Palazzo

Live :    Teatro Vascello                     24 ottobre 2016 Roma
Video:   Passione di Cristo/Cinieri    Pasqua 1977 Puglia

Quello che più mi ha colpito in questo ultimo, potente spettacolo di Irma Palazzo e Cosimo Cinieri - che da diversi decenni costituiscono, e direi incarnano, una coppia tra le più significative del teatro italiano; e in particolare di quell'avanguardia, o sperimentazione, che ha in qualche modo rivoluzionato, a partire dagli anni '60, gli assetti e la grammatica del teatro – è il video, proiettato a più riprese durante lo spettacolo, di cui è protagonista Cosimo giovane, ho stimato attorno ai 40 anni ( o forse 33?), nella parte che più realistica non si potrebbe di Cristo, il viso tumefatto e grondante sangue copioso da una corona di spine, che porta la sua croce 'verso il Golgota' in una processione del Venerdì santo in un paese della sua Puglia...Mi ha colpito per due ragioni.
La prima perché crea, nell'odierna messa in scena, tutta giocata sull'idea del doppio, una coerente riproposizione del Cosimo di oggi opposta come un doppio rovesciato al Cosimo Cinieri di allora. Ora Cosimo è diventato non più il fustigato ma il fustigatore di Cristo - quel grande inquisitore terribile nell'accusare un Cristo che si è reincarnato di nuovo dopo quattordici secoli e al quale ora l'inquisitore sprezzantemente comunica che sarà mandato al rogo per aver osato, reincarnandosi, disturbare il suo patto ormai secolare, da otto secoli, col Diavolo, l'unico che potrebbe dare la felicità agli uomini che non sanno che farsene del suo verbo troppo liberale. Domani tu stesso vedrai, ammonisce l'inquisitore, questo docile gregge che a un mio cenno attizzerà i carboni ardenti del tuo rogo, nel quale ti lascerò bruciare perché sei venuto a disturbarci!
E questo, il rovesciamento del ruolo di Cosimo, che sembra guardarsi da due punti lontani e opposti della sua vita, risulta essere, in definitiva,  l'asse portante e cruciale dello spettacolo, in quanto drammaturgia e scrittura scenica, evento: narrazione, recitazione, musiche, coreografia, canto, video, luci: un concertato ricco e generoso, debordante, come è nello stile di Irma Palazzo  regista. La quale, è giusto ricordarlo non solo come memoria storica, ma anche e soprattutto come ausilio alla piena comprensione della sua poetica o se si vuole della sua prassi scenica, è stata per diversi anni stretta collaboratrice di Carmelo Bene prima di diventare musa, sodale, compagna di vita e d'arte di Cosimo.
E così veniamo alla seconda ragione. Cosimo. Cosimo e la sua storia. Cosimo in quanto attore e pioniere di quel gran teatro che a partire dagli anni sessanta lo vide protagonista di alcuni dei momenti più alti ed emozionanti    del teatro italiano del secondo novecento insieme a Carlo Quartucci, Claudio Remondi, Rino Sudano, Leo de Berardinis, Carmelo Bene: dai quali la generazione successiva – io che ne scrivo, Giancarlo Nanni, Memè Perlini, Giuliano Vasilicò e tanti altri - ha appreso i ferri del mestiere. Quel video ci dice che l'attore straordinario che qui recita con punte di orgoglio, di forza, di consapevolezza e pure di straziante fatica il lungo monologo del grande inquisitore è l'incarnazione vivente, il monumento che ricorda e rimanda ad altri monumenti, a figure che solo l'ignavia, la prostituzione intellettuale imperante e un concentrato degno dei tempi moderni di pura idiozia può fingere di ignorare, mis-conoscere, come diceva Carmelo. Vedendolo in video, Cosimo, e vedendolo in carne e ossa, come non pensare al Carmelo di Nostra Signora dei Turchi, di Salomé e alla sua religiosità barocca, visionaria, nessuno potrà mai dire forse neppure lui quanto realmente blasfema? Come non pensare a Leo e Perla a Marigliano che portarono se stessi e il loro teatro a farsi trascinatori, sciamani, per ore, in un'allucinata processione pubblica con tutto il popolo appresso? Avremmo potuto portarlo dove avremmo voluto!, era il commento di Leo, tra stupore per la potenzialità dell'energia attoriale e... terrore. Come non pensare alle peregrinazioni da zattera di babele di Carlo Quartucci? E mi fermo qui. Chi ha sentimento, e magari occhi e orecchie e memoria per capire, avrà capito.

Mi tocca aggiungere, in chiusura, dell'efficacia, all'interno dello spettacolo, dei contributi coreografici di Paola Maffioletti e dei suoi danzatori, degli attori Nicola Vicidomini e Roberta Laguardia, del soprano Bibiana Carusi e dei giovani della scuola Fondamenta di Giancarlo Sammartano. Montaggio video: Esperimento Cinema.  Pittore: Giancarlino Benedetti Corcos.

Roma, novembre 2016
Pippo Di Marca